In anni recenti la Scapigliatura e stata finalmente fatta oggetto di una prudente rivalutazione critica, e con essa Tarchetti, che ne e stato uno dei rappresentanti piu significativi.
Come rileva Giovanni Tesio nella sua nota, l’opera dello scrittore piemontese e caratterizzata «in poesia come in prosa, da un individualismo esasperato e nello stesso tempo dall’assimilazione di esperienze culturali plurime, non sempre decantate e fuse, ma sempre tuttavia attraversate da una spinta necessitante, da un’autentica vocazione espressiva».
I Racconti fantastici (1869) che qui riproponiamo, si collocano all’interno di un genere codificato all’estero da narratori noti come Hoffmann, Poe e Nerval, e Tarchetti ne da la sua versione, «con originalita di accenti e allucinante tensione. Sensazioni, percezioni, intuizioni, mondi segreti e misteriosi, stati grotteschi e morbosi, angosce e incubi, in cui si agitano – letterariamente disposti – i moti di quell’“inconscio” che sta ormai per esplorare scientificamente Freud».
Al centro di essi personalita fatali ed «esseri destinati a esercitare un’influenza sinistra sugli uomini e sulle cose che li circondano»; delitti su cui non sembra possibile fare luce; avvenimenti pieni di mistero e di terrore, di meraviglia e allucinazione; vicende sigillate all’interno di un’atmosfera cosi inesplicabile da escludere ogni certezza sulla loro vera natura: fatti o visioni?